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La Playlist delle Bertucce II - Marzo

Aggiornamento: 24 mar 2020

Seconda playlist delle canzoni consigliate da noi dello staff del giornale, per distrarci un po' durante questa quarantena.



PAPER CROWN Liam Gallagher



“-In the bright light of the sun

Will you make sure everyone

Could see your face?

You make fun of everyone who falls

But meantime they were saving you a place.-

Singolo dell’album “As You Were” di Liam Gallagher, ex-membro degli Oasis, uscito nel 2017, “Paper crown” ha come protagonista una donna carismatica e sicura di sé, abituata ad essere sempre apprezzata e circondata da persone che la ricoprano di attenzioni e a non farsi problemi a ridere delle avversità altrui.

Il suo potere è simboleggiato dalla corona di carta che indossa; tuttavia essa non è eterna è indistruttibile, ma al contrario può invecchiare o bruciare, lasciandone solo le ceneri, o ancora scomporsi nelle pagine che inizialmente le hanno dato vita.

Questo dimostra che anche l’influenza della donna è effimera e può svanire da un momento all’altro. Infatti, essendosi spinta troppo oltre, ora inizia a sentire gli effetti della solitudine e a provare paura e la sua sicurezza vacilla.

L’autore si chiede se lei cercherà ancora di tornare sul piedistallo, nonostante tutte le persone di cui si è presa gioco in passato, perché sono “cadute”, le stiano in realtà tenendo un posto in basso in mezzo a loro.

Sebbene il testo della canzone assuma toni piuttosto moraleggianti, non si delinea una netta accusa nei confronti della donna, poiché la melodia risulta malinconica e nostalgica, facendoci intendere che l’autore provi invece compassione per lei, ma anche rassegnazione per come sono andate le cose.”


-Greta Basso, 4B



CANDLE IN THE WIND Elton John



“-And it seems to me you lived your life, like a candle in the wind, never knowing who to cling to when the rain set in, and I would have liked to have known you but I was just a kid, you candle burned out long before, your legend ever did-

Esistono due versioni di questa canzone. Nella prima, del 1973, Elton John creó l’immagine della “candela nel vento” per Marilyn Monroe, l’attrice dalla bellezza esplosiva e conosciuta in tutto il mondo, eppure cosí fragile e insicura. L’artista cantava “goodbye Norma Jean” riferendosi al vero nome di Marilyn.

Ma il brano ebbe una seconda vita quando Elton John decise di riproporlo, cambiando alcune parole, in occasione del funerale della sua carissima amica, Lady Diana Spencer, moglie del principe Carlo, che nel 1997 rimase vittima di un incidente mortale a Parigi durante una folle corsa in auto con cui il suo autista cercava di salvarla dall’assedio dei paparazzi.

Questa nuova versione ebbe un successo straordinario, raggiungendo il primo posto nelle classifiche di tutti i continenti.

Io ritengo questo brano un vero e proprio capolavoro: si tratta di un testo molto sensibile e se vogliamo dirla tutta...anche molto triste, ma che tutti possono comprendere e in cui ci si puó immedesimare facilmente.

Racconta di una donna che sembrava possedere tutto ció che si poteva desiderare: soldi, popolarità, bellezza e talento...ma nonostante questo lei si sentiva cosí sola, fragile, apprezzata solo per come appariva in televisione, come un essere “divino”, non per come era veramente: un essere umano come tutti, che alla fine aveva solo bisogno di un amore costante e sincero.

La fama e il successo che l’avevano resa divina agli occhi di tutti, avevano generato in lei un male di vivere incontenibile. Non sapeva piú chi era realmente. Era il personaggio che tutti adoravano oppure la donna che alla sera si sdraiava in una stanza d’albergo a piangere sola?

Nessuno la amava veramente, tutti veneravano la sua immagine.

Io credo che molte persone rincorrano il successo confondendolo con il concetto stesso di felicità, ma essere sempre esposti agli sguardi e ai commenti degli altri puó essere fonte di enorme stress emotivo, che spesso ci allontana dalle persone che ci sono sempre state accanto e ci porta a dare importanza a cose piú concrete e superflue che col tempo ci accorgeremo essere sempre piú inutili. Nonostante questa canzone sia stata scritta nel 1973, a distanza di quasi 50 anni da allora, il suo significato appare chiaro, ma soprattutto attuale.”


-Matilde Zanini, 4B



MANDELA Margherita Vicario



“Sorridi Mandela che questo è il tuo posto”

Per comprendere appieno il testo di Mandela, bisogna sapere che a Roma il self-service non è poi così tanto diffuso e che quando, dopo una certa ora, i benzinai chiudono, subentrano una serie di lavoratori stranieri al loro posto. È, infatti, proprio l'incontro con uno di questi ragazzi che la giovane Margherita Vicario ci racconta, superando i confini di quella retrograda Italia che "odia l'indiano che mette benzina".

Una canzone che parla di viaggi, sogni, nostalgia e convivenza e non potrebbe farlo in un modo migliore, con semplicità e freschezza: perché Mandela - come affermato dall'artista- “è un giro in motorino in una notte di primavera. È ‘Vacanze Romane’ all’Esquilino, un quartiere del mondo.

Un quartiere che è un mondo”.

Un pezzo, insomma, che vi farà innamorare della genuina musicalità di Margherita Vicario, una talentuosa cantautrice che merita la nostra attenzione."


-Silvia Blonda, 3BU



DILEMMELous And The Yakuza



"Dilemme" è il nuovo singolo di Lous And The Yakuza, giovane cantautrice belga cresciuta tra il Rwanda e il Congo. Il brano, dalle sonorità trap squisitamente francesi unite alle tradizionali ballad, racconta la vita tormentata dell’artista ed invita a fronteggiare in maniera costruttiva le difficoltà.

Interamente in lingua francese, il testo di Dilemme fa trasparire il dilemma esistenziale presente nella vita della cantautrice e del suo universo artistico: circondarti delle persone che ami, mettendo in conto che se mai ci dovesse essere un problema con loro, vivrai un periodo terribile, oppure rimanere solo, con te stesso, ma vivere a vita con la condanna di non essere sostenuto, di non poter amare chi ti ama?

Lous ha alle spalle una serie di esperienze molto dolorose che l'hanno segnata nel profondo, e prova ad imporsi al pubblico con completa dissimulazione, una sorta di ironia sottilissima che consiste, concretamente, in una vera e propria dissimulazione del proprio pensiero, del proprio status mentale, di una vita che spesso ci proibisce di sentirci realizzati.

Resilienza.

Una canzone che vuole trasmettere forza, speranza, la capacità di rinascere e resistere, prodotta dallo spagnolo El Guincho e tratta dall’album “Gore”, registrato tra Parigi, Bruxelles e Barcellona.

"Gore", Il titolo dell'album che ancora non ha una data d'uscita effettiva, apre le porte della mia immaginazione all'omonimo genere cinematografico, che si fa garante del rischio di proporre scene cruente e particolarmente dure, generando eventualmente un riso involontario.

Spesso dal realismo del frame cinematografico, in cui interiora e sangue ricoprivano lo schermo, si è tracciata la linea base per arrivare ad un'esagerazione sovrumana, allo scopo di far macabramente ridere gli spettatori."


-Martina Zullo, 4AL



CARVELJohn Frusciante



"Carvel è il brano di apertura dell'album "Shadows Collide with People", e (nella versione integrale) John Frusciante subito si fa riconoscere con un inizio di canzone fatto di suoni inquietanti, non ben definiti, che ci fanno percepire un senso di smarrimento e forse di vacuità.

Ed è qui che gli strumenti e la voce riempiono le cuffie (o casse, dipende cosa state utilizzando per ascoltare) esplodendo con una forza precedentemente repressa, così come una sensazione di rabbia e una voglia di essere libero da una prigionia, di scappare, di poter ingannare tutti e tornare a fare ciò che si vuole, in alcuni punti raschiando con una tonalità di voce “testarda” e addirittura disperata a tratti, ma comunque melodica.

Assieme ad un controcanto in falsetto, la voce di John ci racconta delle esperienze personalissime che sono celate dietro frasi enigmatiche e spesso lasciate all’interpretazione.

Frusciante ha dichiarato che la canzone si riferisce effettivamente al suo tempo in riabilitazione e alla difficoltà nel rimanerci, allontanandosi dalla droga, che probabilmente è la "Carvel cake" citata nel testo che tanto desidererebbe assaporare in quel momento."


-Riccardo Di Noto, 4B



4ÆMGrimes



"Eterea e poi caotica, aliena e poi tribale, 4ÆM (tratta dall’album “Miss Anthropocene” di Grimes) rappresenta un manifesto di quell’anarchia sonora della quale la musica elettronica è da anni fiera pioniera.

Sospeso tra le trascendentali sonorità del Medio Oriente, l’alienante elettronica dei rave e i deliri di Bollywood, questo brano ha nell’atmosfera la sua forza e la sua essenza:

coniugando generi musicali originariamente inconciliabili, Grimes ammalia e sconvolge l’ascoltatore trasportandolo in un universo incoerente che deflagra e collassa su sé stesso.

Ciò che Claire Boucher, la mente dietro al progetto “ Grimes”, ha capito è che nello sconcertante caos del mondo contemporaneo non c’è più spazio per una netta divisione tra generi musicali: in questo modo accade che culture musicali lontane tra loro nel tempo e nello spazio si incontrino, si scontrino e si fondano insieme nel territorio dell’elettronica.

Questo brano è un pirotecnico esempio di cosa può nascere da una tale alchemica fusione."


-Edoardo Prata, 5AC



LOVE ME LIKE THERE’S NO TOMORROW Freddie Mercury



[Mr. Bad Guy, Freddie Mercruy]

"Scritta nel 1985 dal vocalista di Queen, Freddie Mercury, durante la temporanea rottura della band, la canzone tratta di due amanti che dovranno separarsi. Le ragioni di questa separazione sono ignote ma quello che riusciamo a cogliere è la profonda tristezza di Freddie, tristezza e paura di perdere il proprio amante, forse anche per sempre. Con questo in mente, Mercury chiede al suo amante di fare qualcosa per lui: di amarlo come se non ci fosse un domani, da cui il titolo della canzone, e di riempirlo di amore per rendere questo ultimo incontro e questo legame infrangibile e indimenticabile.

Cercando risposte al perchè di questo addio nel music video della canzone, ci accorgiamo che non è per il volere dei due amanti ma a causa di una malattia: per tutto il video vediamo che in uno degli amanti cominciano ad appararire cellule di un virus che alla fine lo consumano completamente. Il virus allude a HIV/AIDS di cui soffrì anche il cantante e fu la causa della sua morte nel 1991.

La canzone, un inno d’amore, è un crescendo di emozioni che esplodono in pura forza e passione grazie alle vocali eccezionali del King of Pop, mandando brividi e onde strappa lacrime.

Egli ci induce a porre una domanda: perchè amare come se non ci fosse un domani? per ricordarci di non dare nessuno per sconato? forse per ricordarci di dire alle persone che amiamo quanto sono importanti per noi? Oppure semplicemente di amare con tutto il cuore?

A voi l’interpretazione."


-Ivanna Yakovlyeva, 4AL



SATAN IN THE WAITDaughters



“You won’t get what you want”, l’ultimo album dei “Daughters” uscito nel 2018, è un’opera oscura, tormentosa, apparentemente inavvicinabile, che porta l’ascoltatore a calarsi negli inferi della propria coscienza.

È difficile però concentrarsi su un singolo brano; l’album si configura come un viaggio organico e fluido, scandito da ascessi d’ira improvvisi, noise taglienti, grida disperate, ma al contempo da passaggi vellutati e contemplativi. Cercare di isolare solamente una traccia rischia quindi di essere limitante per una fruizione completa.

“Satan in the wait” rappresenta però un punto nevralgico, eterogeneo e completo in sé. La canzone verte sull’analisi psicologica di un uomo che “cade” nelle braccia dell’estremismo e dell’odio. La narrazione angosciosa è accompagnata da chitarre disturbanti che trasmettono un greve senso di alienazione. La violenza del brano viene però interrotta dal ritornello, che deraglia le emozioni da tutt’altra parte:

-Their bodies are open

Their channels are open

This world is opening up

Up, up, up-

Le parole sono scandite con un ritmo mistico che in quanto a drammaticità porta qualche eco dantesco.

Da questi versi si scopre il vero narratore, Satana, simbolo del tribalismo e della violenza umana. Si tratta di una scena sublime descritta con un tono estatico che rende l’idea dell’inevitabile: i corpi e le menti degli esseri umani sono aperti al male, non si può far altro che attendere che questo fluisca al loro interno."


-Giovanni Casarin, 3B




-articolo a cura di Riccardo Di Noto, 4B

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