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La Playlist delle Bertucce - Dicembre

Ecco qui la prima playlist a cura dei membri dello staff della “Nuova Bertuccia”, si tratta di un appuntamento mensile all'interno del nostro giornale che sarà per il lettore come un'immersione totale nell'intimità di ognuno di noi. Non c'è infatti cosa più intima del rapporto che ogni persona ha con la propria musica, che la si ascolti durante una fredda mattinata d'inverno o tra le mura della propria casa in un momento di solitudine. E' per questo che all'interno della playlist non troverete canzoni in cima alle classifiche o alla moda, ma un'unione di brani di diverse epoche scelti proprio perchè sono stati la vera e propria copertina del mese per lo staff di questo giornale.



SMELLS LIKE SPIRITNirvana



“Smells Like Teen Spirit : il manifesto di Kurt Cobain, leader dei Nirvana, fa fuoriuscire rabbia da tutti i pori, rabbia verso un mondo dominato dall’avidità, l’ipocrisia, il denaro, ma anche verso l’incapacità di una generazione di costruire un’alternativa alla sua condizione che fosse praticabile, una rivolta retorica. È una reazione all’impossibilità di mettere in atto una rivoluzione giovanile in un periodo tenuto in un illusorio filo dal cinismo e un’apatia di base, sottolineata da un’ipotetica mancanza di affetto e valori. Lo stesso Cobain ha avuto difficoltà nel corso di diverse interviste a mettere a fuoco il topic della canzone, a puntare un focus chiaro su quelle che fossero le sue effettive intenzioni: “In sostanza è una canzone sugli amici, sui coetanei. Ci sentiamo ancora come dei teenager perché non vogliamo seguire chi ci vorrebbe adulti. Ce ne andiamo in giro, cerchiamo di divertirci. Il cuore della canzone è sul prendersi gioco dell’idea di mettere in atto una rivoluzione.” La canzone venne anche ribattezzata “l’inno dei ragazzi apatici” della famigerata Generazione X, che comprende le persone nate tra il ‘64 e la caduta del muro di Berlino, avvenuta nel 1989.”


-Martina Zullo, 4AL



SPACE ODDITYDavid Bowie



“Space Oddity è uno dei brani più famosi composti da David Bowie, e nonostante quest'anno abbia compiuto 50 anni, rimane uno di quei classici senza tempo che chiunque può ascoltare e apprezzare. La "stranezza spaziale" che può vivere qualunque essere umano durante la propria esistenza è un sentimento complicato da descrivere, e quando il mondo sembra non capirci, e noi non capire lui, ci alieniamo in una condizione assai particolare, e ci sentiamo un po' tutti "Major Tom", malinconici, e senza una vera e propria risposta dentro di noi. Space Oddity è una di quelle canzoni che ascolti la sera, quando sei da solo, in compagnia dei tuoi pensieri un po' affollati, e non c'è nessuno. Ma è anche una canzone che ascolti prima di fare un viaggio, e sei carico di aspettativa, sei impaziente, forse euforico e un po' impaurito, mentre ti attende qualcosa che ancora non sai. Bowie stesso non ha mai commentato più di tanto il singolo, lasciandolo essere affascinante e misterioso. È un brano che cattura l'attenzione, che alterna la tristezza malinconica a una voglia di puntare più in alto, verso le stelle, con dei motori di un razzo che ci spingono verso il mistero che c'è là fuori.”


-Riccardo Di Noto, 4B



IO VORREI... NON VORREI... MA SE VUOILucio Battisti



"-Come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio torno già a volare- Questo è il ritornello di "Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi", canzone composta dalla coppia Lucio Battisti - Mogol e pubblicata nel 1972 nell'album "Il mio canto libero". La canzone, sia dal punto di vista del testo che della linea melodica, è incentrata su semplici parole, suoni e immagini, che vogliono trasmettere appieno quello che risulta essere il messaggio degli autori, i quali richiamano più e più volte la natura e i suoi tratti infiniti e liberi: non si possono porre dei limiti all'amore, poiché è inarrestabile come le onde del mare quando si increspano sugli scogli per poi ricongiungersi. Analogamente il protagonista della canzone - probabilmente si tratta proprio di Battisti, come ha lasciato intendere lo stesso artista in varie occasioni - racconta di come pur essendo logorato dalle incertezze, dalla paura di mettersi in gioco e di iniziare una nuova storia, alla fine si lasci sopraffare dalla passione travolgente dell'amore. Il testo risulta essere, quindi, anche un invito a non porre freni ai propri sentimenti e non avere vergogna nel manifestarli, poiché ci rendono liberi dagli schemi e dai limiti a cui l'uomo stesso si vincola per sua natura.”


-Filippo Branni, 4B



HAPPENS TO THE HEARTLeonard Cohen



“-I was always working steady, but I never called it art. I got my shit together, meeting Christ and reading Marx-

Con queste parole, quasi sussurrate più che cantate, si apre Happens to the Heart: prima traccia dell’album postumo di Leonard Cohen, uscito lo scorso novembre.

Una frase breve, una sorta di auto-epitaffio del cantautore canadese scomparso nel 2016. C’è tutta la sua ironia, tutto ciò in cui ha sempre creduto, ma anche tutta la sua devozione nei confronti del proprio lavoro di poeta e musicista.

Ad accompagnare la voce roca, sofferente ed estremamente espressiva di Cohen v’è un lento sommarsi di strumenti: dapprima una minimale chitarra acustica, alla quale si aggiunge uno straziante pianoforte e infine gli archi.

È una canzone dai toni malinconici e dal sapore “agrodolce”, così come tutta la sua produzione musicale: un miscuglio di tragedia e commedia, un punto di incontro tra sofferenza e bellezza.

Happens to the Heart è l’ultima grande canzone di un uomo che ha dedicato la sua vita ad indagare sull’incessante dialogo di Amore e Dolore e che come nessun’altro è riuscito a tradurre l’esito di tale indagine in parole e musica."


-Edoardo Prata, 5AC



LITTLE TALKSOf Monsters and Men


“-You're gone, gone, gone away, I watched you disappear All that's left is a ghost of you Now we're torn, torn, torn apart, there's nothing we can do, Just let me go, we'll meet again soon Now wait, wait, wait for me, please hang around I'll see you when I fall asleep.- Little talks è il singolo di debutto del gruppo islandese “Of Monsters and Men”, pubblicato nel 2011. Ciò che colpisce di questa canzone è il forte contrasto tra il ritmo melodico e veloce della musica e il testo dal tono profondo e struggente. Si tratta di un dialogo fittizio tra una donna e il suo defunto marito, nel quale ella esprime la sua difficoltà a vivere senza di lui, che la porta a non fidarsi più di se stessa; le sembra infatti di percepire un’oscura presenza nella loro casa, che identifica con il fantasma del marito. Egli cerca di rassicurarla, dicendole che le rimarrà sempre accanto e che nel futuro si potranno incontrare di nuovo. Il messaggio della canzone, a mio parere, è espresso dalla frase “Though the truth may vary This ship will carry our bodies safe to shore”. Essa sta a significare che, nonostante tutte le sventure e gli imprevisti che ci possono capitare, la nostra vita giungerà certamente alla sua meta. La canzone cela quindi un potente messaggio di speranza, amplificato dal ritmo della musica stessa, e il fatto che i personaggi siano avvolti da un’atmosfera cupa, tetra e malinconica lo fa risaltare maggiormente. Questo brano è quindi adatto per essere ascoltato in ogni occasione, sia quando si è in cerca di una canzone melodica per il solo gusto di ascoltare musica, sia quando il proprio stato d’animo è incline a riflessioni più profonde.”


-Greta Basso, 4B



SHALLOWLady Gaga, Bradley Cooper



“Shallow, colonna sonora del film “A star is born”, uscito nel 2018 che vede come protagonisti Lady Gaga (per la prima volta nelle vesti di attrice) e Bradley Cooper, è stata in cima alle classifiche dei brani piú venduti non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. Ascoltando le parole di Shallow, risulta molto facile immedesimarsi in ció che viene cantato: la libertà, la voglia di cambiamento e di distacco da una società in cui siamo tutti “etichettati”, il coltivare a fondo i rapporti che abbiamo con gli altri, allontanandoci dai cellulari. In questa canzone si alternano le voci di Bradley Cooper e di Lady Gaga, ed è una sorta di dialogo “cantanto” tra due innamorati che si chiedono se sono felici di stare nel mondo moderno o se desidererebbero qualcos’altro. Inoltre si confidano, dicendosi che non sempre riescono a gioire nei momenti felici, e a volte hanno addirittura paura di sè stessi, a causa di un vuoto incolmabile. La stessa Lady Gaga, in un’intervista, chiarisce il significato profondo nascosto dietro “Shallow”: “In questa canzone non forniamo soltanto una conversazione, ma anche una forte presa di posizione. Non vorrei amare in modo superficiale. Vorrei vedermi sprofondare in acque molto più profonde. Credo che dovremmo tutti prenderci per mano e tuffarci insieme, addentrandoci nelle più oscure profondità dell’oceano”. Questo suo pensiero, è rinchiuso all’interno di una forte metafora: è un’esortazione all’essere diverso dalla massa, quasi ad essere “rivoluzionario”, a provare a tuffarci in acque piú profonde rispetto a quelle in cui nuotano tutti, perchè ricordiamoci, solo chi nuota in profondità puó vedere le bellezze del mare.”


-Matilde Zanini, 4B



RUNNING WITH THE WOLVES - AURORA



“Pubblicato dalla ormai affermata cantante norvegese AURORA nel 2015, il singolo Running with the wolves è quello giusto da ascoltare quando si ha tanta voglia di rompere gli schemi e di uscire dalla noiosa routine che ci soffoca ogni giorno: si tratta infatti di un vero e proprio inno alla libertà.

Aurora, in effetti, dopo che uscì, raccontò di averla scritta nel 2014, durante la luna di sangue e di aver immaginato quest'ultima trasformare tutte le persone in animali selvatici che scappano via da ogni regola e da ogni convenzione sociale, dalla tecnologia e dal materialismo, per correre lontano, finalmente liberi.

Una canzone, insomma, fortemente suggestiva che ci permette di dare uno sguardo a quello che è lo stile di questa talentuosa artista: un pop delicato ed emotivo, che incanta sempre con i suoi potenti richiami alla natura.”


-Silvia Blonda, 3BU



THE ETERNALJoy Division


“Stood by the gate at the foot of the garden, Watching them pass like clouds in the sky, Try to cry out in the heat of the moment, Possessed by a fury that burns from inside.” The Eternal è il pianto definitivo di Ian Curtis, il cantautore defunto della Band Britannica Joy Division. Il brano si inserisce nel loro ultimo album Closer (1980) e rappresenta il testamento musicale dell’artista, il lamento di rassegnazione che giunge al culmine di una vita logorata da una sofferenza inarrestabile che cessa, si affievolisce proprio quando egli decide di abbandonarsi alle braccia della morte. Musica e poesia sono unite da un perfetto legame di interdipendenza: le note del pianoforte inseriscono la scena in una dimensione estatica che avvolge la voce apatica e calma per trasmettere una sensazione di pace abissale. Il testo sembra essere marcato dalle tracce della poesia maledetta di tardo ottocento: l’io lirico contempla sconsolato la scena di un funerale. Si tratta probabilmente della morte dell’artista stesso; la sua anima ha già abbandonato il corpo, simbolo della sua storia, per raggiungere un giudizio terminale, freddo, eterno.”


-Giovanni Casarin, 3B



AUTOGRILLFrancesco Guccini



"-Ma nel gioco avrei dovuto dirle:《senti, senti, io ti vorrei parlare》,poi prendendo la sua mano sopra il banco, non so come cominciare:《 non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia, non Lasciamo che trabocchi, vieni andiamo, Andiamo via》-

Un tramonto sbiadito all' orizzonte, lo squallore di un autogrill di provincia e queste parole, una vivida illusione, un fremito di vita.

L'animo del poeta è mortificato dalla monotonia del mondo che lo circonda, dal grigio della strada, dall' aridità della gente.

D'un tratto emerge un fiore da quella cupa coltre di malinconia e risveglia il suo animo.

Così Guccini ci racconta gli attimi d' imbarazzo, d'emozione, di vita, che lo accompagnano dal momento in cui vede la cameriera di quel solitario autogrill, al momento in cui paga il conto e se ne va, lasciandosi alle spalle la felicità di un altro passato.

In effetti, caro lettore, sarebbe stato molto più semplice parlare di altri testi di questo cantautore, forse attraverso gli occhi di un giovane idealista o di uno spirito irriverente e avventuriero.

Tuttavia "Autogrill", pur non avendo la carica di una locomotiva o la forza di una spada sguainata contro l ingiustizia, rimane un brano logorante nella sua profondità, uno di quelli che toccano gli anfratti dell'animo più remoti e li vi istituiscono la loro fortezza perenne.

Inoltre lo so, per avvalorare questa mia "proposta musicale" e dare più dignità a questa sorta di indegna recensione,avrei dovuto forse inserire una qualche citazione altisonante, ma vorrei invece riportare ciò che mi disse su Guccini colui il quale mi convinse ad ascoltarlo per la prima volta:"È uno quelli che scrivono cose apparentemente semplici, ma ti lasciano sempre qualcosa dentro".


-Mattia Bello, 5AC



articolo a cura di Tommaso Populin, 4B


la playlist su Spotify: La Playlist delle Bertucce


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