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CONOSCERE L'ALTRO - VISITA ALLA COMUNITÀ TUAREG

Uno degli aspetti che caratterizza l’indirizzo delle scienze umane, è la conoscenza del diverso.


Noi, due alunne della classe 4AU, abbiamo avuto modo di farne esperienza proprio quest’anno assieme alla nostra classe e all’altra sezione delle scienze umane, grazie all’aiuto della professoressa Cecilia Magoga che ci ha portati ad immergerci nella ricca cultura di una popolazione chiamata tuareg.


Qui vi parleremo proprio di loro, per farvi incuriosire a questa realtà, che per quanto possa sembrare culturalmente e fisicamente distante, è oggi facilmente raggiungibile, dal momento che una parte di loro è migrata in Italia e si è riunita a Pordenone, creando qui una comunità.


COME LI ABBIAMO CONOSCIUTI?


Il nostro percorso nello studio di questo popolo è iniziato con la lettura estiva del libro "Il deserto negli occhi" scritto da Ibrahim Kane Annour, un tuareg nato in Niger e fuggito in Italia nel 2007, a Pordenone, dove ha trovato la comunità tuareg più numerosa. Da quel momento, Ibrahim, con l'associazione "il mondo tuareg" si è impegnato a far conoscere in Italia la cultura e le dure condizioni di vita del suo popolo. Successivamente nel corso dell'anno abbiamo approfondito lo studio di questa popolazione e infine dal momento che non c'è modo migliore di apprendere se non attraverso l'esperienza, sabato 9 Novembre siamo andati ad incontrarli assieme alla 4BU.




COSA SAPPIAMO DI LORO?


“UOMINI BLU”



I tuareg vengono soprannominati “uomini blu”, perché la loro caratteristica è quella di indossare un turbante imbevuto nella sostanza vegetale chiamata indaco, che con il calore del sole cola lentamente, colorando il loro viso di blu. Questa sostanza serve a proteggerli dal sole, dal momento che vi sono esposti per molte ore, essendo un popolo nomade che si sposta nel deserto sui cammelli.





DOVE SI TROVANO? COME SONO DIVISI?




Questo popolo nasce nelle zone del deserto del Sahara, ma, principalmente a causa della colonizzazione, si è poi suddiviso in tribù, situate in diversi stati del Nord Africa, che sono: Burkina Faso, Algeria, Libia, Mali e infine il Niger, dove si trova la città più importante: Agadez, punto di riferimento per i tuareg. Ognuna di queste tribù è identificata da una croce, dalla quale forma prende poi spunto il nome.



INCONTRO COI TUAREG

All’incontro ci hanno presentato il loro popolo illustrandoci, anche attraverso immagini e video, la loro vita quotidiana, le loro tradizioni, i loro usi e costumi. Tra questi ci ha colpito la cerimonia del tè.







CERIMONIA DEL TÈ


Fortunatamente abbiamo avuto anche l’occasione di assaggiarlo e di apprendere che per realizzare questa bevanda bisogna fare un infuso di foglie di menta mescolate a zucchero.

La tradizione vuole che se ne bevano tre, uno più aspro come la vita, uno dolce come l’amore e il terzo soave come la morte.

Fra i popoli del deserto oltre all’usanza di bere tre bicchieri di fila di tè per una ventina di volte durante la giornata, c’è anche quella di sfidarsi a chi riesce, dalla groppa del cammello, a versare il tè in un bicchiere posto a terra senza spargerne una goccia al di fuori.


LA DONNA


Un altro punto che li distingue da noi è l’importanza che attribuiscono alla donna. Per loro lei non ha prezzo, bisogna lasciarle i suoi spazi e darle valore dal momento che tutti siamo stati partoriti da lei.

La donna tuareg è libera, non porta il velo, ha lo stesso potere decisionale dell’uomo, infatti le donne hanno anche la facoltà di dirigere l’economia.


IL TEMPO


Infine ci hanno raccontato quali sono gli aspetti che più differiscono tra la nostra cultura e la loro. Uno di questi è la diversa concezione che noi abbiamo rispetto a loro del tempo, di questo ne risentono molto ed è una cosa che gli impedisce di tornare nella loro città di origine perché ormai sono troppo abituati al nostro ritmo frenetico. Durante i loro racconti hanno sottolineato come qui si sentano schiavi del tempo e invece nel loro paese ne erano i maestri perché erano loro a controllarlo e non lo subivano come invece sono costretti a fare qua da noi.



Queste sono solo alcune delle curiosità su di loro, in verità i tuareg sono una realtà molto complessa e ricca della quale si potrebbe parlare e scrivere ancora molto.

Con questa esperienza ci siamo rese conto ancor di più di quanto sia bella la diversità e quanto questa possa arricchirci, basti pensare alla questione del tempo e della donna.

Secondo noi è affascinante e d’ispirazione il modo in cui loro trattano la donna e come apprezzano le singole bellezze della vita che il mondo offre a tutti noi…




-Martina Brocca e Giulia Salviato, 4AU

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