Benessere a scuola e bullismo
- La Nuova Bertuccia
- 2 dic 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 9 dic 2019
Nella stressante e ansiogena vita di uno studente medio ci sono numerosi alti e bassi, i quali incidono spesso più del dovuto sul suo senso di benessere. La routine scolastica viene affrontata da quasi tutti i giovani nel nostro Paese, e ognuno ha la sua personalissima situazione.
Io stesso, facendo parte di questa categoria di persone, e spendendo a scuola almeno cinque ore al giorno, sei giorni su sette, ho i miei grattacapi da affrontare. L’ultima cosa di cui ho bisogno, in mezzo a innumerevoli pagine da studiare e progetti su cui lavorare, è arrivare in classe sapendo che fino all’ultima ora dovrò convivere con una costante situazione di malessere.
Per fortuna da quando sono qui alle superiori è stato un continuo divertimento (alcune volte decisamente eccessivo, ma tralasciamo), soprattutto grazie alla presenza di persone che ho imparato a conoscere e a volere bene tra i banchi di scuola.
Difatti per me non sempre è stato così, purtroppo. Per un lungo periodo nella mia vita da studente e, di conseguenza, nella mia vita di tutti i giorni, mi sono alzato e sono andato a scuola con quella situazione di malessere di cui parlavo poco prima. E una volta dentro peggiorava, e i miei comportamenti scattavano sulla difensiva troppo spesso, mentre io volevo solo che tutto ciò finisse. Il tutto a causa del famoso grande male che nasce e sopravvive nelle scuole: il bullismo.
Che parola strana e abusata “bullismo”. Ogni volta che la sento mi ricorda tutte le conferenze noiose a cui ho dovuto assistere. Non che siano inutili: apprezzavo l’allarmismo attuato, ma non sembravano cogliere il problema. Ogni volta che finivo una di queste conferenze, non mi sentivo particolarmente illuminato dalle parole dette, né lo sembravano i miei compagni.
Cosa serve allora?
Forse qualcuno con cui parlare.
In verità non è facile decidere di “parlare con qualcuno”. Io ad esempio sentivo un imbarazzo anche solo al pensiero di farlo. Ma col senno di poi mi accorgo che è la cosa più intelligente da fare.
Sfogarsi. Ne abbiamo tutti bisogno. E in quell’intruglio di sentimenti ed emozioni e confusione che è la vita da adolescente medio, direi che stare bene è l’aspirazione giusta a cui mirare.
Ecco perché abbiamo posto alla prof.ssa Ferraro le seguenti domande, riguardanti il progetto contro bullismo e cyberbullismo della nostra scuola
-Innanzitutto ci potrebbe spiegare di cosa tratta il progetto?
"Nel nostro Liceo esiste da due anni un gruppo di lavoro che si occupa di dare vita a progetti mirati al benessere scolastico. Quest’anno, in particolare, abbiamo individuato tre macro aree di intervento: i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, le dipendenze e, infine, la salute fisica intesa, soprattutto, come attività di prevenzione. Per parlarvi di quello che faremo riguardo la prima tematica, vorrei fare una piccola premessa. Il progetto di contrasto al bullismo e cyberbullismo nasce dalla consapevolezza del fatto che questi due fenomeni traducono, nel mondo giovanile, molta di quell’aggressività così presente e facilmente riconoscibile anche tra gli adulti, nella società attuale.
Purtroppo la versione “cyber” di questa violenza consente di superare i confini spaziali e temporali, permanendo nel tempo e raggiungendo in modo estremamente veloce, moltissime persone. Gli effetti, quindi, anche di un unico atto, possono essere devastanti, mentre la consapevolezza degli stessi è ancora approssimativa, tanto che, ad esempio, condividere immagini denigratorie di un compagno o escluderlo dal gruppo social non ci fa sentire né responsabili, né colpevoli, almeno fino a quando non succede l’irreparabile.
Proprio per evitare che questo accada, nella nostra scuola, da quest’anno esiste un progetto specifico e piuttosto articolato. Dal momento che sia il bullismo che il cyberbullismo riguardano i minorenni, abbiamo deciso di rivolgerci innanzitutto alle classi prime, proponendo loro un’attività con dei formatori esterni, composta di tre incontri, per un totale di cinque ore; alle seconde verrà somministrato un questionario anonimo il cui scopo è quello di raccogliere dati sullo stato delle cose nel nostro istituto e, infine, a tutte le classi vorremmo proporre di contribuire a definire il futuro regolamento anti bullismo e cyberbullismo del “ Berto”.
Cercheremo, inoltre, di diffondere una maggiore conoscenza di questi fenomeni tra gli studenti, soprattutto per intervenire sul fenomeno dei cosiddetti bystanders, gli spettatori passivi. Infatti, l’esposizione continuata ad atti violenti, lesivi della dignità o dell’integrità fisica delle persone, produce un fenomeno terribile, crea una sorta di “desensibilizzazione”, per cui, un po’ alla volta, ci si abitua a qualsiasi cosa e non si reagisce a nulla. Questo disimpegno morale non è accettabile, dobbiamo impegnarci tutti per tenere sempre sveglie le nostre coscienze."
-Secondo lei, qual è la prima cosa da fare nel caso ci si trovasse o si fosse a conoscenza di una situazione di bullismo/cyberbullismo?
"Ci sono diverse cose che si possono fare. Anche a seconda del ruolo nel quale ci dovessimo ritrovare a essere e del tipo di aggressione attuata. In generale, direi che, soprattutto nel caso di azioni che coinvolgono i social e l’uso della tecnologia, per la difficoltà di gestirle, la difesa migliore è quella di segnalare al gruppo antibullismo d’istituto la vicenda. Saranno rese disponibili delle schede di segnalazione sia in formato digitale, sia in formato cartaceo. Ma non fatevi fermare dalle formalità. Basta tirare per la giacchetta un adulto e chiedergli aiuto. Mandare una mail a uno qualsiasi dei docenti del gruppo, parlare con un genitore o con qualcuno del personale ATA che ci ispira fiducia, l’importante è sapere che non si è soli di fronte al problema."
-Perchè è importante denunciare situazioni di questo tipo?
"Per il motivo di cui parlavo prima. Non possiamo girare la testa per non vedere o arrivare a guardare pensando che tanto non ci riguarda. Crescere non significa trasformarsi fisicamente e basta, ma aumentare la dose di umanità che è in noi. E questo si ottiene solo se cerchiamo di comprendere dentro di noi anche gli altri, se sentiamo su di noi quello che provano, se ci importa di quello che ci succede intorno e ce ne facciamo carico.
Segnalare, denunciare una violenza, un’ingiustizia aiuta chi la subisce a difendersi, prima di tutto, ma aiuta anche la comunità circostante, perché diffonde in essa una cultura dell’impegno, dell’etica, del rispetto dell’altro che rende migliore la vita di tutti."
-Oltre a lei ci sono/saranno altri referenti all’interno della nostra scuola?
"Sì, certo. Attualmente ci sono altre due referenti, le prof.sse Buzzo e Corò; inoltre al gruppo appartengono anche le prof.sse Galli e Caverzan e la sig.ra Brucoli del personale ATA. Esiste anche un “team per le emergenze”, cui partecipano la prof.ssa Vianello e il dottor Tettamanzi.
La collaborazione di coloro che fanno parte della comunità scolastica: studenti, genitori, docenti e personale ATA è fondamentale per intervenire in maniera efficace e contrastare questi due fenomeni così distruttivi e, tuttavia, capaci di insinuarsi con facilità anche in contesti sostanzialmente sani come quello del nostro liceo."
-articolo di Riccardo Di Noto, 4B
-intervista a cura di Filippo Branni, 4B
si ringrazia la prof.ssa Ferraro per la disponibilità
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